Coronarografia e Cateterismo Cardiaco

L’angiografia coronarica (coronarografia) è una procedura diagnostica fondamentale utilizzata per visualizzare le arterie coronarie, i vasi sanguigni che forniscono sangue ossigenato al muscolo cardiaco.

Viene impiegata per valutare la presenza di restringimenti o ostruzioni nelle arterie coronarie, causati spesso da depositi di colesterolo (placche aterosclerotiche) che possono ridurre o bloccare il flusso sanguigno al cuore, aumentando il rischio di infarto o altre patologie cardiache.

Questo esame permette di ottenere immagini dettagliate del sistema vascolare cardiaco e di pianificare eventuali interventi terapeutici, come angioplastica o bypass.

L’angiografia coronarica

L’angiografia coronarica viene eseguita in laboratorio di emodinamica, dove si utilizza un angiografo, un macchinario radiologico che consente di ottenere immagini in tempo reale delle arterie.

La procedura è considerata minimamente invasiva e viene solitamente eseguita in anestesia locale, con somministrazione di mezzo di contrasto.

Quando si esegue l’angiografia coronarica

L’angiografia coronarica viene generalmente eseguita quando vi è il sospetto di una malattia coronarica o per monitorare pazienti già diagnosticati.

Le principali indicazioni includono:

  • dolore toracico o angina pectoris;
  • presenza di fattori di rischio elevati, come storia familiare di malattie cardiache, ipertensione, ipercolesterolemia o diabete;
  • scompenso cardiaco;
  • anomalie rilevate in altri esami, in particolare all’ecocardiogramma, all’elettrocardiogramma (ECG) da sforzo o alla TAC coronarica.

La preparazione alla procedura

Prima di sottoporsi all’angiografia, il paziente deve seguire alcune indicazioni mediche.

Solitamente, è richiesto un digiuno di almeno 4-6 ore e, in alcuni casi, la sospensione temporanea di farmaci anticoagulanti o ipoglicemizzanti.

Inoltre, al paziente viene chiesto di informare il personale medico in caso di allergie, soprattutto se riguardano il mezzo di contrasto, poiché durante l’angiografia si utilizza tale liquido per rendere visibili le arterie coronarie ai raggi X.

L’esecuzione dell’angiografia coronarica

La procedura solitamente viene eseguita tramite un accesso vascolare, con una puntura arteriosa a livello del polso (accesso radiale) o, solo se non percorribile tale opzione, a livello dell’inguine (accesso femorale), attraverso cui il cardiologo introduce un catetere all’interno dell’arteria.

Per quanto riguarda l’accesso vascolare, siamo stati tra i centri leader in Italia e nel mondo per l’implementazione dell’uso dell’accesso radiale non solo per le procedure diagnostiche ma anche per le angioplastiche coronariche più complesse come le angioplastiche su tronco comune non protetto e su occlusioni coronariche croniche totali. Attualmente, il 96% delle angioplastiche coronarie del nostro centro vengono effettuate per via radiale. Nel caso venga selezionato l’approccio femorale, siamo dotati di apparecchiature eco-color-Doppler che permettono non solo di identificare l’accesso alternativo migliore, ma anche di aiutare gli operatori nella facilitazione della puntura mediante l’approccio arterioso e venoso “eco-guidato”.

Successivamente, guidato con precisione grazie alle immagini radiologiche in tempo reale, il catetere viene portato fino all’origine delle arterie coronarie. A questo punto, si inietta il mezzo di contrasto attraverso il catetere, permettendo ai raggi X di visualizzare chiaramente il flusso sanguigno nelle arterie e di identificare eventuali restringimenti o blocchi.

Non sempre è possibile identificare il problema tramite le sole immagini generate dai raggi X e il mezzo di contrasto.

Per questo cerchiamo di offrire a ciascun paziente un iter personalizzato che permetta di definire non solo la necessità di una rivascolarizzazione ma anche, laddove possibile, la vera natura dei disturbi o dei risultati dei test che hanno portato alla coronarografia. Nei pazienti con stenosi coronariche di dubbia severità, procediamo sistematicamente a valutazioni funzionali (FFR, IFR etc.) o anatomiche (imaging intravascolare come IVUS ed OCT). Per quanto riguarda la definizione anatomica, abbiamo abbracciato da anni l’utilizzo della metodica ad alta risoluzione OCT e questo ci ha aiutato a capire meglio i meccanismi che portano i pazienti all’infarto. Nei casi in cui è sospettata un’alterazione funzionale del circolo coronarico, offriamo ai pazienti la possibilità di valutare la vosoreatttività mediante test farmacologici provocativi.

Durata dell’angiografia coronarica

L’angiografia coronarica, o coronarografia, dura generalmente tra i 30 e i 60 minuti.

Dopo la procedura

Dopo l’angiografia, il paziente viene trasferito in una sala di osservazione per il monitoraggio delle funzioni vitali e della zona di inserzione del catetere.

È normale che si richieda di rimanere a riposo per alcune ore per prevenire emorragie, soprattutto se il catetere è stato inserito a livello inguinale.

Dopo la procedura, i pazienti vengono solitamente dimessi il giorno seguente, e solo in caso la coronarografia venga seguita da angioplastica resta ricoverato per alcuni giorni per essere monitorato.

I rischi e le possibili complicanze

L’angiografia coronarica è una procedura sicura, ma, come ogni esame invasivo, comporta alcuni rischi.

Le complicanze sono rare, ma possono includere:

  • reazioni allergiche al mezzo di contrasto;
  • emorragie o ematomi;
  • danni ai vasi sanguigni;
  • infarto o ictus, estremamente rari, ma possono verificarsi nei pazienti con patologie cardiovascolari avanzate;
  • problemi renali.

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