La procedura di ablazione rappresenta una possibilità di cura per molte aritmie soprattutto quelle con elevata frequenza (tachicardie). Viene eseguita in regime di ricovero e può avvenire in sedazione leggera o in anestesia generale a seconda della tipologia di ablazione da eseguire.
Viene effettuata inserendo cateteri nel cuore attraverso vene o arterie in grado di acquisire il segnale elettrico e stimolare il cuore, osservando le risposte del sistema elettrico. Una volta caratterizzata l’aritmia, definita la sua origine e la sua propagazione, viene eliminato il circuito responsabile attraverso una fonte energetica variabile a seconda delle caratteristiche della aritmia (dalla radiofrequenza, alla crioablazione o alla elettroporazione).
Con l’ablazione siamo in grado di prenderci cura delle tachicardie parossistiche sopraventricolari, della fibrillazione o del flutter atriale, delle tachicardie ventricolari o delle sincopi da sindrome cardioinibitoria.
I rischi sono contenuti. Si tratta sempre di un intervento nel cuore, dal più semplice al più complesso, che può comportare un problema che va dall’ematoma nelle sedi di accesso, più frequente, a quello di lesione del cuore, molto raro ma sempre possibile, con una percentuale totale di circa il 2% di complicanze generali.
L’indicazione è variabile, ma viene valutata sulla base dell’aritmia, dei sintomi e delle condizioni generali del cuore, dal cardiologo specialista che è un elettrofisiologo.
La ripresa dopo un intervento è in genere rapida, ma a seconda dell’entità delle lesioni effettuate, può richiedere un tempo maggiore per la ripresa delle normali attività. Dopo tale intervento si può ricominciare a fare una vita normale fin da subito, anche tornare a fare sport, se il caso lo consente.
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